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The Chieftains – Santiago – BMG – 1996


Chieftains: Santiago

The Chieftains

In “Santiago” i Chieftains celebrano la musica della Galizia, la bella e verde regione del nord-ovest della Spagna, ritrovando in essa molte similitudini con la musica tradizionale irlandese. L’album, realizzato in un periodo di ben sei anni, era destinato inizialmente ad essere diffuso solo nelle nazioni ispanofone. Fortunatamente, grazie all’immensa popolarità che i Chieftains si sono accreditati in oltre cinquant’anni di fulgida carriera, l’album è stato invece distribuito ovunque, offrendoci la possibilità di poter ascoltare della musica di cui non si può non citarne la bellezza.

Oltre ai Chieftains, nell’album partecipano anche Carlo Nuñez e altri due musicisti galiziani, fondendo, in modo straordinario, gli strumenti tradizionali irlandesi con quelli tradizionali della Galizia.

Molta della musica galiziana ha sonorità che richiamano fortemente la musica delle Ande e quella tradizionale della musica latino-americana, in virtù delle particolari sonorità della “Gaita”, la cornamusa galiziana. Non è una mera coincidenza ritrovare il sapore di una fusione transculturale che lega insieme zone geografiche, apparentemente così distanti. All’Avana, per dirne una, accanto ad un enorme edificio chiamato “Galician Center” c’è la “Avenida O’Riley”. Ci sono profonde connessioni tra le tradizioni dell’Irlanda, della Galizia e dell’America Latina. C’è lo stesso fuoco e la stessa fluente passionalità. Ed i galiziani e gli irlandesi si sono spinti, da più di un millennio, sul mare a cercare il loro futuro.

Lo spunto a parlare dei Chieftains mi è sorto da una discussione che ho avuto, con alcuni amici, mentre si disquisiva sulla musica tradizionale irlandese, di cui, a parte l’ondata di entusiasmo che ha fatto emergere prepotentemente la musica celtica in generale, si sa ben poco.

Emergevano a stento i nomi dei Clannad, dei Capercaille, di Loreena McKennitt e quando citai il nome dei Chieftains, come padri innovatori e divulgatori della vera musica tradizionale irlandese, mi sentii dire: “Mai sentiti!”. Fu come se mi avessero schiaffeggiato. Eh no, signori! Gli sbattei subito nelle orecchie alcuni dei brani incantevoli che, senza alcun clamore divesco, i Chieftains, rispolverando e rinvigorendo la “vera” tradizione, hanno trasposto su disco, per la gioia e lo struggimento di chi ha ancora il cuore aperto alle tenere e sottili emozioni.

Da qui l’imperativo a parlarne. E se non sto varcando una porta già spalancata dello scrigno dei vostri tesori musicali, sarà mia soddisfazione anche solo il fatto di potervi accostare ad una pietra musicale preziosa, splendente di umiltà, di grande talento e di profonda passione.

The Chieftains: Santiago

The Chieftains Live

L’attività discografica dei Chieftains iniziò nel 1963, quando Paddy Moloney, alla uillean pipe (cornamusa irlandese) con Martin Fay, al fiddle (violino), Seán Potts, al tin whistle (flautino irlandese), Micheal Tubridy, al flauto, ed un amico suonatore di bodhrán (il tamburo a mano irlandese) decisero di registrare il loro primo disco, con il nome dei The Chieftains. In quegli anni, una tale decisione era cosa veramente rara: l’industria discografica era rivolta a ben altre cose. Ci volle coraggio a proporre il loro nuovo approccio alla musica irlandese, dove arrangiamenti ed interpretazione erano fortemente rivolti al rispetto della tradizione.

I loro album, per anni, hanno avuto quasi un non-titolo: The Chieftains, Chieftains 2 (1968), Chieftains 3 (1971), Chieftains 4 (1973), e così a seguire, come se l’unico e vero significante fosse solo l’intero corpo musicale contenuto in ciascun disco, senza privilegi e senza forzate coloriture.

Con Chieftains 4 giunse il vero grande successo, grazie al fatto che l’album conteneva uno dei temi principali del file “Barry Lyndon”, di Stanley Kubrick. Il film ricevette cinque premi oscar, di cui uno per la colonna sonora. Nel 1975 i Chieftains furono premiati come “Gruppo dell’anno”, davanti ad altri gruppi come i Rolling Stones ed i Led Zeppelin. Oggi sono uno dei più famosi esponenti al mondo della musica tradizionale irlandese.

E se vi interessa la fotografia d’arte, deliziatevi con le bellissime immagini contenute nel libretto del cd di “Santiago”. Lo so, non è così pertinente, ma lasciatemi debordare nel mio entusiasmo per i particolari che lo meritano!

Recensione di Gaetano Toldonato