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Jimmy Scott – Holding back the years – Artists Only! Records – 1998

Jimmy Scott, classe 1925, iniziò a cantare per la prima volta da bambino, in una chiesa.

Aveva 13 anni quando sua madre morì, a causa di un incidente automobilistico,  per cui crebbe, per gli anni successivi,  con una coppia di genitori adottivi. Durante la sua fanciullezza, Jimmy soffrì della sindrome di Kallmann, una rara malattia ereditaria che gli impedì di sperimentare un normale sviluppo puberale. Anche la sua statura si bloccò quando aveva raggiunto un’altezza di circa 150 cm.

La sua voce non cambiò più, rimanendo quella di un ragazzo con un timbro da soprano.

Negli anni quaranta iniziò a cantare professionalmente, girovagando nei tour di diversi spettacoli. Nel 1948 entrò a far parte dell’orchestra di Lionel Hampton, debuttando con delle registrazioni per la Decca nel gennaio del 1950. “Everybody’s Somebody’s Fool“, una delle canzoni di quelle sessioni, divenne una Top Ten Hit del  mese di ottobre 1950. Nel 1951 Scott lasciò l’orchestra di Hampton ed iniziò una carriera solista. Alcune sue registrazioni, registrate nel 1951, dovettero attendere 40 anni prima di essere pubblicate e rese note.

Nel 1955 Scott passò alla Savoy Records, che produsse il suo primo LP, Very Truly Yours, nello stesso anno. Nel 1957 si spostò alla King Records per incidere una serie di singoli, ma nel 1959 tornò alla Savoy, che nel 1960 pubblicò il suo secondo LP, The Fabulous Little Jimmy Scott.

Nel 1962, firmò un contratto con la casa discografica di Ray Charles, la Tangerine, e registrò il suo terzo album, Falling in Love is Wonderful. Purtroppo Scott dovette ritirare questo disco dal mercato, in quanto la Savoy si oppose per il fatto che Scott era ancora sotto contratto con loro.

Questa debacle fece sì che Scott abbandonasse per alcuni anni il mondo della musica, per andare a lavorare come fattorino allo Sheraton Hotel di Cleveland.

Ci ritentò , nel 1969, registrando il suo quarto album, The Source, per l’Atlantic Records e, ancora, nel 1975, nuovamente con la Savoy, per il suo quinto album, Can’t We Begin Again.

Purtroppo nessuno dei suoi dischi ottenne il successo commerciale atteso, per cui a Scott non rimase che continuare a lavorare lontano dalla musica.

Il problema ormonale che aveva causato l’arresto nello sviluppo della voce di Scott, ne aveva segnato, come un marchio per la vita, il timbro della sua voce, lasciandola impostata sul registro alto dell’età pre-puberale. Quel modo di cantare, un po’ androgino, divenne il marchio artistico principale di Jimmy Scott, tramite cui influenzò una serie di grandi artisti come Marvin Gaye, Frankie Valli, Nancy Wilson, Billie Holiday e Dinah Washington.

Ray Charles all’epoca commentò che “Jimmy era un artista di Soul prima ancora che il pubblico iniziasse ad usare quel termine per definire quel genere musicale“.

Scott tornò a cantare di nuovo nei locali nel 1985.

Nel 1991, Scott si trovò a cantare al funerale del compositore Doc Pomus, uno dei suoi collaboratori da sempre. Quella rappresentazione fu ascoltata da Seymour Stein, manager di una sussidiaria della Warner Bros., che non perse l’occasione per proporgli di firmare un contratto per la Sire Records. Questo evento rappresentò per Jimmy Scott un ritorno importante nel mondo dello spettacolo.

Il suo album All the Way (il primo in cui fosse citato semplicemente come Jimmy Scott) fu realizzato da Sire/Blue Horizon/Warner Bros. alla fine del 1992, guadagnando una nomination ai Grammy come miglior performance vocale jazz .

Nel 1994 l’album Dream raggiunse le vette delle vendite discografiche, mentre nel 1996 Heaven, un album spirituale di gospel, concluse il contratto di Scott firmato con la Warner Bros., aggiudicandosi un discreto successo commerciale.

E’ il 1998, quando Jimmy Scott registra Holding Back the Years, per l’etichetta Artists Only!

Holding back the years, è un vero e proprio regalo, frutto della sua elegantissima lettura, in chiave jazz, di famosi brani soul e rock, come quello di Mick Hucknall dei Simply Red che dà il titolo all’album.

E’ una vera e propria rivelazione di un viscerale pathos interpretativo quello che Jimmy Scott riesce a farci attraversare, conducendoci magistralmente attraverso territori sacri che appartengono a Prince, John Lennon, Bryan Ferry, Elvis Costello, Elton John.

Nel 2000 segue l’album Mood Indigo per la Milestone Records.

Nonostante l’età di 75 anni, continua a registrare album con una frequenza che non fa che attestare la sua incomparabile capacità di entrare nel cuore della gente con la sua voce unica.

Ecco Over the Rainbow nel 2001, But Beautiful nel 2002 e Moon Glow nel 2003. All of Me: Live in Tokyo è pubblicato nel 2004. La Savoy Jazz ha pubblicato All or Nothing at All nel 2005.

Jimmy Scott è mancato il 13 giugno 2014, all’età di 88 anni. Holding back the years rimane, con le sue perfette sonorità incontaminate, magicamente sparsa nell’aria, a risvegliare quel senso di inatteso stupore che sorge spontaneo solo tramite un capolavoro.

Recensione di Gaetano Toldonato