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Roxy Music – Avalon – Virgin – 1982


Roxy Music: AvalonEro a Londra per lavoro, qualche tempo fa, e, come spesso capita durante le poche pause tra una sessione e l’altra, ci si ritrova a parlare, con colleghi provenienti da altre nazioni, di arte, di società, di cultura varia e di … musica. Come si dice (in versione riveduta ed adattata): “la lingua va a posarsi dove la gente vuole” (o dove c’è la caramella?).

Roxy Music: Avalon

Anche Alan, il mio interlocutore inglese, è un appassionato di musica ed è sempre interessante potersi scambiare punti di vista sui gruppi musicali conosciuti. Alan parla di rock, di avanguardia, di musicisti di frontiera. Il focus del discorso va a cadere sulla musica sperimentale d’oltremanica, e, in particolare, su uno dei suoi vessilli più prolifici ed estroversi: Brian Eno.

Da lì ai Roxy Music il passo è stato brevissimo. Ma, con mia grande sorpresa, il mio interlocutore dei Roxy Music ne sa poco o niente. Mi ha consolato poco il fatto che, comunque, gli fosse noto il nome di Brian Ferry, l’anima poliedrica e camaleontica del gruppo.

Roxy Music: Avalon

Ed Avalon, lo hai mai ascoltato?”. “No, mai; e non ne ho mai sentito parlare” è stata la risposta.

Devo ammettere che ci sono rimasto male. E non tanto per il fatto in sé, ma quanto perché ho toccato con mano come spesso ci si autoconvinca – narcisisticamente – che il valore, che assegniamo alle nostre convinzioni, abbia il carattere dell’universalità.

Ciascuno di noi, infatti, si costruisce una propria costellazione di valori e di significati, con la convinzione che una tale costellazione debba essere considerata il metro campione da adottare per misurare il mondo. E’ un pensiero questo che, se praticato, può condurre alla cristallizzazione della propria visione del mondo. Una tale opacità deve essere evitata con tenacia, facendo chiarezza sulla specificità relativa dei valori delle proprie esperienze individuali.

Roxy Music: Avalon

Mbéh…, alla faccia dei miei punti fermi, la chiacchierata con Alan mi permise di comprendere che dovevo rimodulare le mie rappresentazioni, abbassare la quota di volo e, molto più semplicemente, cogliere il piacere di avere un occasione per poter condividere le mie idee. Così, mi sono messo a srotolare una sintesi della produzione musicale dei Roxy Music, arrivando fino ai cancelli di Avalon.

Avalon: la prima volta che ebbi l’occasione di ascoltarlo fu nel 1984, quando un amico, appassionato di musica dark fortemente acida, mi prestò dei long playing (all’epoca si usava prestarli!) Li scelse tra quelli del versante musicale che lui definiva ‘più commerciale’. Le mie aspettative rockettare andarono subito ad infrangersi contro il confine di un genere musicale di cui io ero ignorante e che, per tale ragione, lo faceva collocare su uno scalino molto basso della scala della mia disponibilità a metabolizzarne gli stilemi.

Ed infatti, quell’esperienza non fu cosa facile, sino a quando, a furia di ascoltare i vari ellepi, d’improvviso la nebbia si dissolse. Merito dei The Blue Nile, Talk Talk, Nick Cave, Tom Waits, Lou Reed, Laurie Anderson e dei Roxy Music.

Forse un punto di transizione, una chiave di accesso, un ponte tra le strutture musicali che mi erano note e quelle che andavo a scoprire. Attraversando quel confine, mi affacciai letteralmente su nuovi orizzonti, immergendomi in un mondo musicale che aveva la capacità di comunicare oltrepassando la pelle scoperta. Suggestioni, colori, emozioni, sollevati senza il bisogno di una mediazione razionale.

Roxy Music: AvalonI Roxy Music si formarono nel 1972 creando un nuovo genere di musica rock. La loro era una ibrida brillantezza costellata di intellettualismo e di visioni futuristiche. Un mondo strano, kitsch, finalizzato a rappresentare scenari tra il post-hippie ed il rock progressivo. Ancora: una proiezione feticistica della cinematica musicale, fusa con il rock and roll ed il romanticismo decadentista della pop-art.

A capo di tutto, la capacità poliedrica di Brian Ferry, filtrata e mutata dai concettualismi estroversi dell’enigmatico genio (autentico) di Brian Eno.

L’album di debutto dei Roxy Music fu un tripudio musicale ed estetico. Pensate ad una tela di rock concettuale, con un misto di misto sete sgargianti, costumi in pelle: il tutto immerso in un contorno sonoro di confusione e di chiarezza.

L’album, per quanto di non facile ascolto, li lanciò subito nell’orbita delle star.

Roxy Music: Avalon

Dopo varie tournée incredibili, basate sulla composizione di scenografie cromaticamente allegoriche, è Brian Eno a lasciare, per iniziare una sua straordinaria carriera solistica.

Con la sua partenza, nei Roxy Music si spense quel tocco di folle e fervente sperimentalismo, mentre si fecero strada le aspirazioni levigate di Brian Ferry, sempre più dominatore del campo.

Roxy Music: Avalon

Il gruppo passò poi attraverso varie sostituzioni dei suoi componenti, allontanandosi sempre più dallo scenario originario. La prolificità compositiva di Brian Ferry fece il resto e spinse i Roxy Music verso una progressiva migrazione che li ricollocò, musicalmente, in un contesto rock esotico-patinato.

L’album Avalon fu presentato al pubblico nel 1982, dopo una serie di altri album che hanno consegnato il nome dei Roxy Music alla mitologia del rock. Avalon è sicuramente un punto d’arrivo: brillante, seducente, una meticolosa ricerca di eleganza, l’incontestabile testimonianza di una bellezza eterea, quanto ruffiana.

A voi il piacere di andare a riscoprire gli album delle ragguardevoli produzioni precedenti.

Recensione di Gaetano Toldonato